Si parla sempre di più in psichiatria di terapie non farmacologiche e tra queste troviamo le terapie somatiche non invasive. Questi approcci si caratterizzano appunto per essere:
- Somatici: attraverso specifici principi fisici e fisiologici modulano concretamente l’attività cerebrale
- Non farmacologici: si tratta infatti di interventi fisici e non mediati dall’azione chimica di una qualche molecola
- Non invasivi: si tratta di interventi esterni che non intaccano in nessun modo l’integrità del corpo, ne arrecano danni strutturali.
Le terapie non farmacologiche somatiche non invasive rappresentano un campo di crescente interesse in ambito psichiatrico e le aree di applicazione sono in continua espansione.
La ricercaè attualmente finalizzata alla valutazione dell’efficacia, della sicurezza e della tollerabilità di queste tecniche in diverse popolazioni psichiatriche.
Vediamo nel dettaglio i diversi tipi di approcci.
Terapie non farmacologiche: Terapia della luce
Di cosa si tratta?
Nell’uomo quasi tutte le funzioni fisiologiche e comportamentali hanno un andamento ritmico. Questi ritmi scandiscono il funzionamento di molteplici funzioni essenziali dell’organismo quali ad esempio: il sonno e la veglia, la fame, i picchi ormonali, le funzioni sessuali.
La luce rappresenta il principale sincronizzatore dei ritmi circadiani. Lo stimolo luminoso accede al sistema nervoso centrale attraverso gli occhi, grazie al nervo ottico giunge all’ipotalamo, che regola la produzione di serotonina e di cortisolo, e all’epifisi che regola la produzione di melatonina.
In funzione della luce, si modifica il picco della melatonina. Di giorno la produzione di melatonina è bloccata perché la luce, attraverso gli occhi, inibisce i centri nervosi che la sintetizzano. Al buio questa inibizione cessa e i livelli di melatonina aumentano inducendo un senso di stanchezza, una diminuzione della pressione e un abbassamento della temperatura che predispongono l’organismo al sonno.
In questo modo, il sistema neuro-endocrino mantiene quella ciclicità che ci fa sentire bene.
Se questa ciclicità viene persa si determinano dei disturbi che possono causare sofferenza e scadimento della qualità di vita. Alcuni disturbi psichiatrici, in primi i disturbi dell’umore (depressione maggiore ricorrente e disturbo bipolare) sembrano essere legati ad alterazioni dei ritmi circadiani.
Su questi presupposti fisiologici si basa la terapia della luce. Questa sfrutta infatti la capacità naturale della luce di regolarizzare i ritmi circadiani e di conseguenza una serie di funzioni del nostro organismo. In particolare il sonno, l’appetito, il tono dell’umore e il desiderio sessuale.
I risultati terapeutici sono ampiamente documentati a livello scientifico da molti studi. Inoltre la terapia della luce garantisce una stabilizzazione di parametri biologici come i livelli di cortisolo, melatonina e di determinate funzioni del sistema serotoninergico.
Come si “somministra”
Consiste nell’esposizione ad una luce filtrata di intensità pari a 10.000 lux emessa da una particolare lampada. La luce a cui i pazienti sono esposti assomiglia a quella di una giornata di sole risultando quindi gradevole.
E’ ben tollerata dall’occhio ed è priva di raggi ultravioletti o infrarossi che potrebbero arrecare danni alla retina.
Durante il trattamento è necessario sedersi a circa 50-70 cm dalla fonte luminosa ed è indispensabile tenere gli occhi aperti ma non è necessario guardare la lampada (è possibile leggere, studiare, sfogliare una rivista).
Dopo la terapia si raccomanda inoltre di rimanere attivi nel corso della giornata e di non dormire.
Il trattamento è quotidiano per 30 minuti al giorno, la durata in media va dalle 2 alle 4 settimane. Viene somministrata al risveglio o ad un orario fisso stabilito dal medico sulla base del cronotipo.
Aree di interesse
La terapia della luce nata da oltre 20 anni come trattamento della fase depressiva del disturbo affettivo stagionale, rappresenta oggi una valida terapia, spesso come potenziamento alla terapia farmacologica, per diverse condizioni patologiche tra cui:
Disturbo affettivo stagionale
Depressione maggiore
Depressione in gravidanza
Disturbi del sonno e del ritmo circadiano
Demenza e alterazione del ritmo sonno-veglia
Disturbo ossessivo– compulsivo
Sindrome premestruale
Al di fuori del contesto clinico, si possono giovare della terapia della luce le persone con jet leg da viaggi intercontinentali, con alterazioni del ritmo sonno veglia da lavoro notturno e, più in generale, con difficoltà di riposo notturno.
In conclusione
La terapia della luce è un approccio economico, con documentate basi fisiopatologiche e certa efficacia. Viene somministrata in regime ambulatoriale o anche a domicilio e ha rarissimi effetti collaterali (rari casi di ipomania in soggetti bipolari). Lo svantaggio principale è la necessità di rispettare accuratamente i protocolli e quindi è necessaria un’ottima compliance. Tra le terapie non farmacologiche è senza dubbio la più economica e semplice.
Terapie non farmacologiche: tDCS
Di cosa si tratta?
La stimolazione elettrica transcranica diretta (tDCS) è una tecnica non invasiva che utilizza un anodo e un catodo collegati ad uno stimolatore esterno. Si generano così correnti deboli che passano attraverso lo scalpo e agiscono su un’area target.
Queste correnti generano un campo elettrico che modula l’attività neuronale attraverso una modificazione della permeabilità di membrana. In particolare, diversi studi hanno dimostrato che l’applicazione della tDCS anodica aumenta l’attività dei neuroni nell’area stimolata, mentre la tDCS catodica ha l’effetto opposto.
La tDCS può indurre variazioni del potenziale di membrana a riposo e conseguentemente variazioni di efficacia sinaptica e favorire l’induzione di fenomeni di neuroplasticità.
La tDCS modifica, potenziando o depotenziando alcuni circuiti cerebrali (motori o cognitivi), producendo dei cambiamenti funzionali prolungati nella corteccia cerebrale e favorendo l’induzione di fenomeni di neuroplasticità.
Come si “somministra”
La tDCS tecnicamente consiste nell’applicazione di deboli correnti elettriche di 1-2 mA attraverso due elettrodi (un anodo e un catodo) che si applicano direttamente sullo scalpo.
Il posizionamento degli elettrodi varia in funzione del quadro da trattare essendo le aree cerebrali coinvolte specifiche per ogni patologia. Oltre alla posizione, gli aspetti da considerare sono la direzione del flusso di corrente e la distanza tra gli elettrodi. Questi elementi determinano l’effetto finale.
La durata della seduta giornaliera di stimolazione varia da 10 a 20 minuti e viene ripetuta 5 volte alla settimana, per un massimo di 20 sessioni complessive.
Si tratta di una tecnica sicura praticamente priva di effetti collaterali. Si segnala esclusivamente una possibile sensazione di formicolio durante la stimolazione, reazione cutanea, nausea e cefalea transitoria dopo la stimolazione.
Non sono mai state segnalate crisi epilettiche tuttavia, sono solitamente esclusi dal trattamento pazienti che presentano storia personale o familiare di epilessia.
Aree di interesse
Sebbene l’evidenza scientifica attuale non consente di dare raccomandazione di efficacia definitiva in nessuna patologia ci sono indicazioni di probabile efficacia. In particolare l’utilizzo della tDCS spesso si configura come terapia di potenziamento al trattamento standard per diversi quadri psicopatologici.
Ad oggi la tDCS viene utilizzata nelle seguenti aree:
Depressione maggiore
Disturbo ossessivo-compulsivo
Parkinson
Dolore
Potenziamento cognitivo
In conclusione
La tDCS è una tecnica semplice, sicura, economica e replicabile in diversi contesti terapeutici. Appare ad oggi limitata da un’efficacia ancora da dimostrare e una moderata precisione della zona target.
Terapie non farmacologiche: TMS
Di cosa si tratta
La stimolazione magnetica transcranica (TMS) introdotta a metà anni 80’ è una tecnica non invasiva che permette di stimolare o inibire la corteccia cerebrale.
Un macchinario genera un impulso magnetico che viene poi somministrato attraverso dei potenti magneti in prossimità della cute.
L’impulso magnetico attraversa senza dispersione ed in modo pressoché indolore lo scalpo, l’osso della scatola cranica, fino a raggiungere il cervello.
Per la legge dell’induzione elettromagnetica di Faraday, così l’impulso magnetico della TMS è in grado di indurre un flusso di corrente elettrica sul tessuto cerebrale quando lo raggiunge.
Il flusso elettrico determina a questo punto un’attivazione dei neuroni della zona interessata.
Il risultato netto della TMS è una rimodulazione transitoria e locale dell’attività cerebrale e, quindi, dei processi di elaborazione che sono svolti dall’area cerebrale interessata dalla stimolazione.
Come si “somministra”
Mentre la TMS a singolo impulso è utilizzata in campo diagnostico in neurologia, la stimolazione ripetitiva (rTMS) viene utilizzata come approccio terapeutico.
Il macchinario consiste in un dispositivo simile nell’aspetto a quella usata per le radiografie dal dentista che si avvale di un braccio che si posa sulla testa del paziente in corrispondenza della corteccia prefrontale dorso laterale sinistra.
Il soggetto sottoposto ad TMS è seduto su una poltrona. La zona di stimolazione varia in funzione del quadro da trattare e viene identificato in maniera specifica mediante neuro-navigatore.
Il sistema di neuronavigazione permette di guidare il posizionamento del coil stimolante visualizzando in presa diretta la direzione di propagazione del campo magnetico e l’area cerebrale bersaglio.
La procedura con rTMS ha una durata massima di 30 minuti e provoca solo un minimo fastidio passeggero nella zona del cranio che viene stimolata.
La durata e il numero di sedute varia in funzione del quadro psicopatologico ed in media si fa una stimolazione al giorno per 2-4 settimane.
La TMS è una tecnica che non necessita di sedazione né di restrizioni per la guida.
L’effetto collaterale più grave associato alla rTMS è la possibilità che si manifestino convulsioni, pertanto è importante la somministrazione in un ambiente medico e adeguato a gestire tale eventualità.
L’effetto collaterale più comune è invece lieve e transitoria cefalea muscolo-tensiva
Aree di interesse
È possibile adottare la TMS in ambito psichiatrico per trattare:
Depressione maggiore
Depressione post partum
Sintomi psicotici negativi
Allucinazioni uditive
Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Dipendenza da cocaina
Alcolismo
Riabilitazione cognitiva
In conclusione
In conclusione la TMS è caratterizzata da un’ottima precisione di stimolazione grazie alla neuronovigazione e alle poche dispersioni. I limiti principali sono invece rappresentati dall’alto costo del macchinario e quindi da poco reperibilità sul territorio, dalla necessità di somministrare la TMS in ambiente medicalizzato visto il rischio di convulsioni e infine va segnalato che essendo i campi magnetici poco penetranti la stimolazione è per lo più limitata ai tessuti più esterni.
In sintesi
Le terapie non farmacologiche somatiche non invasive rappresentano un approccio terapeutico promettente caratterizzato da bassissimi effetti collaterali.
Ad oggi l’efficacia di tali approcci deve ancora essere confermata da rigorosi studi scientifici su adeguati campioni e con giusti periodi di follow-up pertanto per ora rappresentano strategie di potenziamento alle terapie standard.
Le aree di applicabilità sono innumerevoli e tra i quadri che traggono maggior beneficio vi sono i disturbi dell’umore, il potenziamento cognitivo, il disturbo ossessivo-compulsivo e le dipendenze.
Per maggiori informazioni non esitate a contattarci.
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