Nella società attuale l’esteriorità sta acquisendo un ruolo primario in ogni aspetto della vita quotidiana rafforzando il rapporto tra medicina estetica e psicologia.
È inevitabile che sia così considerando il sempre maggiore interesse di giornali, riviste, blog e siti web che puntano la loro attenzione su questo argomento.
Considerando quindi il crescere dell’importanza data alla proiezione sociale della propria immagine corporea è aumentato sempre di più il bisogno di apparire al meglio delle proprie qualità fisiche.
Ogni persona ha una sua rappresentazione mentale della propria immagine corporea. Si tratta della percezione che l’individuo possiede del proprio aspetto fisico. La rappresentazione mentale ha un’inevitabile risvolto sugli aspetti relazionali, sociali, affettivi ed emotivi.
Un’immagine corporea positiva e solida garantisce una maggiore sicurezza nella relazione e nelle attività sociali. Per contro un’immagine corporea più negativa e insicura determina difficoltà nella relazioni sociali e scarsa autostima.
In questo contesto si inseriscono due mondi distanti ma quanto mai complementari: la medicina e la chirurgia estetica e la psicologia e psichiatria.
Medicina estetica e psicologia come farle andare a braccetto
Chirurgia e medicina estetica si occupano della correzione di quelli che vengono considerati difetti della propria immagine corporea.
Il trattamento dei difetti estetici, le conseguenze antiestetiche di malattie, e la prevenzione dell’invecchiamento, sono le aree di intervento più iconiche della Medicina Estetica.
In generale quindi il focus non è sulla funzione ma sulla forma.
Le finalità sono esclusivamente estetiche.
Detto questo va tuttavia sottolineato quanto sottile sia il confine tra salute e bellezza. Le limitazioni, gli evitamenti, le ripercussioni emotive e affettive finanche a franchi disturbi psichiatrici come
i disturbi somatoformi derivanti da una scarsa immagine corporea sono frequenti e non possono essere ignorati.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.
In questo senso un approccio estetico può migliorare la propria rappresentazione corporea attraverso un intervento che non passa attraverso l’accettazione psicologica dei nostri difetti fisici bensì attraverso una modifica del difetto stesso.
Indicazioni e controindicazioni
Le linee guida internazionali definiscono due principali gruppi di pazienti adatti ad un intervento di medicina estetica:
Gruppo A: persone in possesso di una buona immagine corporea e che vogliono ulteriormente rafforzarla mediante la modifica di una particolare fisico che ne turba il senso di completezza.
Gruppo D: persone che presentano un difetto fisico oggettivamente rilevante che mette a repentaglio la sicurezza e la facilità nel rapporto con le altre persone e con l’ambiente sociale.
In questi casi l’approccio estetico è indicato tenendo sempre a mente che ogni modifica della propria corporeità innesca ripercussioni psicologiche. Queste sebbene nella maggioranza dei casi siano migliorative, hanno bisogno di essere mentalizzate.
Per contro alcuni profili psicologici presentano controindicazioni ad interventi estetici. Pensiamo alle persone in una situazione di crisi contingente (divorzio, lutto, licenziamento) che tenderebbero a crearsi sbagliate e strumentali aspettative. Pensiamo agli individui che idealizzano l’intervento stesso attribuendogli significati esagerati. Infine pensiamo ai disturbi mentali che spesso sottendono una richiesta di modificazione corporea.
In un contesto in cui l’immagine corporea diventa di primaria importanza diventa talvolta utile anche da un punto di vista di accettazione psicologica un ricorso agli interventi estetici.
In questo contesto è tuttavia consigliabile un approccio integrato tra medicina estetica e servizi di salute mentale per valutare adeguatamente le aspettative, le motivazioni e gli eventuali fattori di rischio.
Per eventuali dubbi o curiosita non esitare a contattarci.
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