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Ansia da Covid

Ansia da COVID: la riapertura

La fase 3 comporta maggiori libertà tuttavia può anche indurre Ansia da Covid. Sarà possibile uscire di casa e ritornare al lavoro, alla socializzazione e all’aria aperta.

Questa ritrovata libertà rappresenta per molti un tanto desiderato ritorno ad una abbozzata normalità, ad una quotidianità al di fuori delle mura domestiche.

Tuttavia per qualcuno, questa ripresa, può essere più faticosa e può innescare una serie di ansie, paure, angoscia e preoccupazioni. Anche nei più giovani e nei bambini si possono avere maggiori difficoltà, qui un interessante articolo a tal proposito.

Qualcuno, magari più preoccupato, più incline all’ansia, qualcuno che è stato toccato da vicino dalla pandemia, potrebbe voler rimanere a casa un po’ più a lungo e mantenere la bolla rassicurante delle mura domestiche.

La bolla domestica

Durante la quarantena era “normale” restare il più possibile a casa, non uscire, proteggersi e proteggere gli altri. Abbiamo inneggiato al motto “io resto a casa” come inevitabile soluzione alla contagio.

La casa era diventata l’unico posto sicuro, al riparo dall’invisibile virus che ha minacciato e che continua a minacciare la nostra salute.

Solo l’ambiente domiciliare, con la sua rassicurante routine poteva proteggerci dal nemico.

Questa “bolla” ha sicuramente portato un senso di protezione e sicurezza.

Noi dal nostro fortino, sicuri e protetti, sbirciavamo dalle finestre e dalla tv la tragedia che si consumava all’esterno.

Di giorno in giorno, i messaggi contrastanti di giornalisti, politici e scienziati, ci aggiornavano sulle infinite potenzialità di questo virus.

Si diffonde a 4 metri. Resiste anche per ore se non per giorni sulle superfici. Non muore ad alte temperature. Si trasmette anche attraverso gli animali domestici etc etc. Tutto questi messaggi anche se poi smentiti hanno sicuramente destabilizzato e lasciato il segno.

Ora si può uscire, la pandemia sembra essere meglio controllata, le terapie intensive hanno tirato una boccata d’aria, le morti iniziano a scendere, e noi stiamo imparando a convivere con il distanziamento sociale e i dpi.

Questo è quello che razionalmente sappiamo e di cui magari gioiamo, tuttavia non per forza ci sentiamo pronti ad uscire.

Ansia da COVID: i possibili triggers

Gli altri…

Al di là delle melense idealizzazioni da pubblicità (“anche se distanti restiamo uniti”, “ne usciremo insieme”) la realtà è che in questo momento molte persone hanno paura, sono diffidenti e sospettose.

A tal proposito, l’evoluzione ci insegna che le persone impaurite quando si sentono minacciate reagiscono difendendosi.

Gli auspicati sorrisi e gesti compassionevoli delle pubblicità lasciano il posto a più umane e comprensibili tensioni, nervosismi, irritabilità e paranoie.

Tutti noi guardando una persona senza mascherina o che al supermercato tasta la frutta senza guanti potremmo sentirci infastiditi. Ci sentiamo ancora vulnerabili, di fatto lo siamo, e questo ci pone in una situazione di costante allerta.

Non per tutti quindi sarà piacevole immergersi nuovamente nella socialità con tutte le minacce che questa comporta.

Precarietà economica

Il lockdown è stato un duro colpo per l’economia.

Per quanto si inneggiasse allo smart-working come cura di ogni male, liberi professionisti, precari e imprenditori hanno dovuto fronteggiare una realtà ben peggiore.

Difatti il Covid-19 ha creato una significativa instabilità economica, causando disoccupazione e tagli alla retribuzione delle persone.

Alcune persone sono quindi approdate alla fase due senza la solidità lavorativa di prima, alcune ancora hanno perso del tutto il proprio lavoro.

Per queste persone la ripresa della fase tre, il tornare al lavoro perso o amputato, può portare con sé sentimenti di perdita, vergogna, vissuto di colpa e di pessimismo fino ad arrivare in qualcuno in franchi episodi depressivi.

Il COVID-19

Con la fase tre da un giorno all’altro possiamo uscire di casa, e con le giuste precauzioni possiamo scongiurare l’infezione. E di fatto è così.

Purtuttavia per alcuni sarà difficile accettare e mentalizzare questo cambiamento.

Ci sarà in generale dello scetticismo, della perplessità, che in qualcuno più ansioso e sensibile alle preoccupazioni somatiche potrà diventare ansia e angoscia.

In casa eravamo sicuri, il Covid non c’era. All’esterno chissà. Il virus è invisibile, misterioso e minaccioso.

Quanto può resistere sulle superfici? Una persona che ha preso il Covid e ora ha due tamponi negativi può contagiarsi nuovamente? È vero che ci i può contagiare anche attraverso gli occhi?

Tutte queste domande, e molte altre ancora, non trovano una precisa risposta. Questa incertezza incrementa il potere del Covid e la sua insidiosa azione sulle nostre angosce e paure interferendo con una auspicata serenità.

Come affrontare questa ansia da COVID?

Il passaggio alla fase tre e ad un livello di allarme minore richiede inevitabilmente un importante “cambiamento di mentalità”.

Servirà ora un progressivo adattamento nella nostra mentalità e nel nostro senso di sicurezza e benessere. Dovremmo familiarizzare con i concetti di vulnerabilità, resilienza e antifragilità (approfondisci qui).

Progressivamente dovremmo mentalizzare che non tutta le possibili minacce che vediamo rappresentano in concreto rischio di infezione.

Per qualcuno ci vorrà un po’ in più per accettare l’idea che con misure di sanità pubblica e distanziamento sociale possiamo stare in spazi pubblici senza paura.

Sarà necessario con il tempo, la progressiva esposizione e l’esperienza sviluppare maggiore fiducia e strumenti cognitivi per limitare le ansie, gli stress e le paure e affrontare il ritorno ad un graduale quotidianità con crescente serenità.

Per le persone più in difficoltà in questa fase tre sarà bene adottare un approccio graduale per rientrare nel mondo esterno.

È bene iniziare con le attività che generano meno ansie per poi esporsi pian piano alle più varie situazioni.

Per qualcuno ci vorrà meno tempo e per qualcuno potrebbe volerci molto tempo.

Qualcuno non vedrà l’ora di abbracciare e baciare gli altri mentre qualcuno potrà essere restio e impaurito da queste manifestazioni di affetto. È inevitabile che ma ci vorrà del tempo per maturare una nuova fiducia.

Pertanto la fase tre è sicuramente una delicata fase di passaggio che va gestita con cautela. Tornare alla routine pre Covid, vedere volti e luoghi familiari può talvolta essere più faticoso di quanto ci fossimo immaginati. È in conclusione necessario prendersi il tempo che serve per acquisire nuovamente la sicurezza di prima.

In caso le difficoltà nel vivere questo momento delicato fossero di particolare rilevanza, è bene parlarne con il medico di medicina generale oppure fare riferimento ad uno dei tanti servizi di supporto psicologico.

Contattaci per maggiori informazioni o richieste relative all’ansia da Covid.

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