Con la diagnosi dell’anoressia, il rapporto madre-figlia si complica inevitabilmente. L’anoressia è un disturbo alimentare che si caratterizza per un’intensa paura di ingrassare, una percezione distorta del proprio peso e spesso un valore del peso corporeo anormalmente basso.
I primi sintomi dell’anoressia compaiono tipicamente nella prima età adolescenziale interferendo sugli equilibri familiari. Al comparire dei sintomi, i genitori sentono la necessità di aiutare la figlia anoressica. Questo però si scontra con una realtà ben più complessa dell’atteso e genera vissuti di impotenza, fallimento e colpa. L’esordio dei sintomi alimentari e l’inizio dell’anoressia rappresenta quindi un momento di estrema difficoltà per la famiglia, e obbliga i genitori a far fronte a una situazione molto sfaccettata e complessa. Si dovranno ridefinire i ruoli personali e familiari e capire come far fronte a questa malattia e come comportarsi con una figlia anoressica.
In questo articolo approfondiremo meglio il rapporto madre-figlia nell’anoressia in ottica fornire qualche risposta su come aiutare una figlia anoressica e come comportarsi con una figlia con questo disturbo.
Come parlare a una figlia con disturbi alimentari?
La comunicazione madre-figlia in caso di disturbi della condotta alimentare è spesso complicata. Papà, madre e figlia si trovano su piani spesso inconciliabili. I genitori trovano incomprensibile l’avversione della figlia nei confronti del cibo. Invitano, spronano, forzano e talvolta obbligano la figlia a mangiare. D’altro canto la figlia si oppone, si sente costretta, poco compresa e banalizzata nella sua sofferenza. Ne risente il clima familiare e da un punto di visto comunicativo è ovvio che parlare diventi estremamente difficile stante la presenza di due posizioni apparentemente inconciliabili.
Nel caso dei disturbi alimentari è molto probabile che le figlie diventino ostili, irritabili, rifiutano l’aiuto, non si riconoscono malate e si ritirano in un progressivo silenzio.
Nonostante questa incomprensione genitore-figlia è indispensabile capire come parlare a una figlia con disturbi alimentari tollerando la rabbia, il silenzio e il digiuno ma fornendo un ascolto quanto meno giudicante possibile. È opportuno capire che spesso dietro alla rabbia, la rivendicatività, il silenzio e le accuse dei figli con disturbi alimentari si cela una grande sofferenza.
Parlare dei propri vissuti, dei propri sentimenti, della propria sofferenza è quanto mai difficile. In questa ottica la pazienza, l’attesa e l’ascolto sono delle chiavi comunicative imprescindibile nel caso di una figlia con disturbi della condotta alimentare.
Per migliorare il rapporto madre-figlia nell’anoressia e parlare con la propria figlia può essere utile:
- Essere pazienti, calmi e disposti all’ascolto
- Mai porsi in una posizione giudicante
- Tollerare il silenzio e la frustrazione
- Evitare argomenti legati al cibo e all’alimentazione spostando il focus sulla sofferenza emotiva
- Ammettere le proprie paure e preoccupazioni: “Io sono preoccopato perchè non sembri felice”
- Accettare l’attesa e la non disponibilità della figlia. Evitare posizioni di pretresa e di forzatura che potrebbero incrementare il conflitto madre-figlia.
Come comportarsi con una figlia con disturbi alimentari?
Non è facile capire come comportarsi con una figlia anoressica.
Per capirlo, è utile considerare che nell’anoressia la sofferenza trova nel digiuno un possibile modo per concretizzarsi. Pertanto i genitori devono provare a staccarsi dai soli sintomi alimentari concentrandosi piuttosto sulla sofferenza emotiva.
Alcune azioni pratiche che una madre può fare per la propria figlia anoressica possono essere:
- Ammettere le proprie fragilità e la propria impotenza. Non sempre è possibile sapere cosa dire e cosa fare. È utile condividere con i figli la propria difficoltà a comprendere. Non puoi capire fino in fondo cosa vuol dire avere un disturbo alimentare tuttavia cerca di esserci per ascoltare
- Convalidare i sentimenti (ma NON le azioni) della propria figlia anche se non si è d’accordo con essi o se non si capiscono
- Essere spontanei nell’atteggiamento, nella paura e nella preoccupazione così come nel divertimento
- Farsi aiutare! Non è facile il rapporto madre-figlia nell’anoressia e in generale non è facile sapere che la propria figlia ha un grave disturbo che mette a rischio la sua salute e la sua vita. In tutto questo è importantissimo ricordare sempre che se la propria figlia è in cura per un disturbo alimentare, il suo team di cura giocherà un ruolo fondamentale nella sua guarigione.
Cosa non dire a chi soffre di un disturbo alimentare?
Il buon senso deve essere d’aiuto nel capire cosa non dire a chi soffre di un disturbo alimentare. La premessa generale è quella di dare spazio alla spontaneità del dialogo. Tutto ciò che è forzato o artificiale viene immediatamente percepito nella persona che soffre di anoressia. Una comunicazione poco spontanea o che palesemente evita alcune tematiche può far insorgere nel paziente aspetti di inadeguatezza e colpa che si concretizzano poi in una chiusura.
Detto questo ovviamente ci sono alcuni argomenti che è bene non affrontare in prima persona alcuni esempi di cosa non dire a chi soffre di un disturbo alimentare sono:
- Evitare di commenti sull’aspetto o il peso. Qualunque commento, positivo o negativo che esso sia, in merito all’aspetto potrebbe essere percepito in maniera distorta. “Mi sembra che te stia bene” potrebbe riecheggiare nella mente della persona anoressica come “ho guadagnato troppo peso”
- Evitare risposte giudicanti alle sue richieste. Quando comunica “Ho paura di ingrassare” evitare la banalizzazione “Non ingrasserai, se già magra”. Meglio porsi in un atteggiamento di ascolto “Ne vuoi parlare”? e lasciarla parlare convalidando i suoi sentimenti.
- Non cedere alle continue richieste incentrate su calorie, diete, esercizio, peso, bilancia etc. E’ opportuno, pur ascoltando, provare spostare il focus su cose diverse dal cibo, aprendo uno spiraglio sui vissuti emotivi, gli affetti, i sentimenti e la sofferenza.
- Avere un atteggiamento controllante. Evitare di chiederle “Hai mangiato? Cosa hai mangiato? Ti sei pesata?…. Spostare la comunicazione piuttosto su tematiche neutre che riguardano la quotidianità “Com’è andata la giornata?”.
Come aiutare una persona che soffre di disturbi alimentari?
E’ assai difficile stare vicino e aiutare una persona che soffre di disturbi alimentari.
Lo sforzo per aiutare una figlia anoressica deve essere quello di provare a distogliere l’obiettivo dal cibo. Infatti sebbene i sintomi manifestati riguardano il cibo, non ci si deve polarizzare su questo, perché si rischiano effetti controproducenti. I sintomi alimentari spesso rappresentano la punta dell’iceberg. Per provare a essere di supporto e aiutare una persona che soffre di disturbi alimentari è bene avvicinarsi pian piano alla base dell’iceberg. Solo distraendo lo sguardo dal sintomo alimentare e dando ascolto alla sofferenza emotiva che lo sottende si può essere d’aiuto alla figlia anoressica. In questo modo si evita il conflitto madre-figlia sulla condotta alimentare e ci si occupa assieme delle fatiche emotive.
Ovviamente non deve essere solo la famiglia a farsi carico del disturbo alimentare. È infatti necessario impostare un percorso di cura. L’approccio al trattamento dei disturbi della condotta alimentare è spesso multidisciplinare e vede il coinvolgimento di psicoterapeuta, psichiatra e nutrizionista. Il ruolo della famiglia è anche quello di aiutare la figlia anoressica ad accedere alle cure.
Se desideri iniziare ad affrontare il problema tramite una consulenza per l’anoressia per la propria figlia o per sé stessi come familiare di paziente anoressico, non esitare a contattarci, prenota una visita psichiatrica con psichiatra a Milano.
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